Capace di intendere e volere. L’assassino reo confesso, ormai maggiorenne, della piccola Noemi Durini era lucido e determinato quando colpì la piccola fidanzatina. La perizia è stata messa a punto dai consulenti Alessandra Zafferano e Maria Grazia Felline, nominati dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale per i minorenni e sarà oggetto di dibattito durante l’incidente probatorio del prossimo 8 febbraio.

La ragazzina era scomparsa lo scorso 3 settembre, uscendo di casa presto per recarsi ad un appuntamento proprio con il ragazzo. Da quel momento non si erano avute più notizie, fino a quando gli investigatori avevano deciso di puntare sull’ultima persona che l’aveva vista viva, cioè il fidanzato all’epoca 17enne.

Una relazione contrastata tra i due, fatta di incomprensioni e litigi anche furiosi. Il rapporto con la ragazza non era ben visto neanche dal padre dell’omicida, che su Facebook aveva definito “Un cancro”, l’inizio del fidanzamento.

Le accuse sono di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai motivi abietti e futili e dalla crudeltà, soppressione di cadavere, e porto di oggetti atti a offendere.