Il “Barocco Festival Leonardo Leo” chiude la parentesi leccese giovedì 28 settembre,
alle ore 20.30, ancora nella chiesa di Sant’Anna. L’ensemble “Fourvox” e l’orchestra
barocca “La Confraternita de’ Musici” – diretta all’organo da Cosimo Prontera –
compiono un viaggio nella tradizione del “Contrappunto teatrale”, una sorta di moto
interno alla musica, un perenne movimento che permetteva ai compositori di conservare la
propria musica nel tempo: il segreto, ad esempio, dell’eterna giovinezza della musica di
Bach. Il grande utilizzatore del contrappunto in Italia nella musica moderna è stato il
grande maestro Morricone. È uno dei pochi infatti ad aver utilizzato l’armonizzazione
classica nella musica da film, con frasi musicali di altissimo valore. Per il concerto si
applica la formula del “biglietto rovesciato”. Il ticket si paga alla fine (costo 3 euro) – Info
T. 347 060 4118.

Il programma è stato pensato per recuperare le architetture sonore legate alle cappelle
napoletane tra Seicento e Settecento e restituire la prassi compositiva adottata per
coinvolgere il popolo dei fedeli “napoletani”. Nel periodo di transizione tra Seicento e
Settecento, la cultura musicale napoletana era una fusione unica di influenze cosmopolite
e tratti distintivi della propria tradizione. Questa dualità contribuiva a definire la sua identità musicale in modo straordinario: Napoli, una delle città più grandi d’Europa in termini didimensioni e popolazione, aveva una posizione privilegiata per ricevere e incorporare diverse influenze musicali, ma allo stesso tempo aveva sviluppato un suono unico e riconoscibile che presto sarebbe stato esportato in tutta Europa come uno stile esclusivo.

La musica a Napoli era una forza viva che permeava ogni aspetto della vita quotidiana.
Con oltre 500 chiese e cappelle, la città celebrava costantemente feste religiose con la
musica. Ogni chiesa aveva almeno un organista e un cantante, e molte di esse
impiegavano ensemble completi. Questi gruppi includevano voci di ragazzi provenienti dai
conservatori del luogo, che si univano ai cantanti professionisti, compresi i celebri castrati,
nelle celebrazioni principali. Nel linguaggio dell’epoca, le voci dei ragazzi venivano spesso
paragonate agli “angeli”, mentre quelle dei cantanti e dei musicisti di strada venivano
definite come le voci dei “demoni”. Questa dicotomia tra angeli e demoni fece la sua prima
apparizione nei melodrammi sacri e successivamente trovò spazio nella musica profana,
soprattutto nell’ambito teatrale, creando una dimensione ironica che talvolta sfociava nel
buffo.

In questo contesto musicale ricco e diversificato, Napoli si affermava come la capitale
musicale d’Europa, mantenendo un equilibrio straordinario tra le influenze esterne e la sua
identità musicale unica, pronta a influenzare il panorama musicale europeo. Le fonti della
musica sacra napoletana del Settecento si trovano prevalentemente fuori Napoli. A
partire dall’ultimo scorcio del secolo e soprattutto in tutto l’Ottocento molti manoscritti
appartenuti a chiese, conventi, congregazioni e agli stessi Conservatori furono, nella
migliore delle ipotesi, copiati per essere portati altrove, e nei casi peggiori, trafugati.

Superato l’antico tabù della subalternità della musica sacra a quella teatrale, la
moderna musicologia ha affrontato in anni recenti studi monografici su alcuni autori
napoletani del Settecento e sulla loro produzione sacra: Jommelli, Fago e il “nostro”
Leonardo Leo. Anche gli studi in ambito veneziano hanno dato un importante contributo
alla conoscenza della musica sacra del Settecento in un luogo, Venezia appunto, spesso
a contatto stretto con i napoletani. Lo studio delle fonti ha permesso di ricostruire un
quadro preciso e dettagliato dei luoghi nei quali si svolgevano le attività musicali e delle
realtà che promuovevano la musica sacra a Napoli – congregazioni, chiese, monasteri,
conservatori -. Il programma della serata offre all’ascolto pagine scelte dal vastissimo
repertorio di musica sacra, prodotta nel periodo tra Seicento e Settecento e destinata a
chiese, confraternite, monasteri e a vari ordini ecclesiastici, quali esempi di un ricchissimo
patrimonio in parte ancora da riscoprire e valorizzare, da Giovanni Salvatore a Pasquale
Cafaro e Leonardo Leo. Salvatore in particolare, sacerdote paragonato a Frescobaldi
per abilità organistica, primo maestro nel Conservatorio della Pietà de’ Turchini e più
tardi in quello dei Poveri di Gesù Cristo, è una pietra miliare in materia di produzione
sacra. La sua musica, ancora oggi di rarissimo ascolto, ben rappresenta il repertorio sacro
praticato a Napoli sul finire del XVII secolo, modello e fonte d’ispirazione per i compositori
delle generazioni successive. Tra i suoi presumibili allievi, Francesco Provenzale e
Alessandro Scarlatti.

• Giovedì 28 settembre ore 20.30
Chiesa di Sant’Anna • Lecce
Il contrappunto teatrale. Musica per le cappelle napoletane
Fourvox Ensemble
Stefano Guadagnini, canto
Vincenzo Franchini, alto
Roberto Zangari, tenore
Francesco Masilla, basso
Orchestra barocca “La Confraternita de’ Musici”
Cosimo Prontera, direttore all’organo
Gabriele Politi, violino primo
Federico Valerio, violino secondo
Fabio De Leonardis, violoncello
Maurizio Ria, violone