A causa dei lavori troppo invasivi di messa in sicurezza della scogliera del Ciolo, nel territorio di Gagliano del Capo, che avrebbero deturpato uno degli angoli più suggestivi sulla costa del Salento, sei persone sono finite sotto processo.
Per prima a denunciare lo scempio fu l’associazione Legambiente circolo Capo di Leuca, attraverso un esposto corredato di documentazione fotografica di reti e puntelli che avrebbero danneggiato il costone reso famoso da film e fiction, nonché luogo privilegiato per tuffi spettacolari e gare. Il gup Carlo Cazzella ha disposto che gli imputati vadano a processo e che il dibattimento si tenga a Lecce e non a Bari, rigettando la questione relativa all’incompetenza territoriale sollevata da alcuni avvocati. Tra gli indagati figurano due funzionari della Regione Puglia – Vincenzo Moretti e Caterina Di Bitonto – accusati di false attestazioni nella procedura di autorizzazione dell’intervento di messa in sicurezza della scogliera, finanziati con un milione di fondi Cipe.
Il processo comincerà a Lecce il 3 luglio. A essere giudicati saranno: Primo Stasi e Fulvio Epifani, rispettivamente legali rappresentanti della Etacons e della Siscom (ditte che hanno avuto in appalto i lavori di consolidamento); Daniele Accoto, responsabile del settore Pianificazione del Comune di Gagliano del Capo, e i progettisti Emanuela Torsello, Daniele Polimeno e Ippazio Fersini.
L’ipotesi di reato contestata a loro carico è deturpamento delle bellezze naturali.