Tribunale Lecce (ph Stefania Congedo)

Aggredì un imprenditore a colpi di crick davanti ad una discoteca per futili motivi e – divenuta definitiva la condanna – nella giornata di ieri è stato arrestato dai carabinieri ed accompagnato in carcere, per scontare la pena di 15 anni di reclusione. I militari della stazione di Taurisano, nel basso Salento, hanno arrestato il 36enne Orazio Preite, del posto, ritenuto il responsabile del tentato omicidio dell’imprenditore salentino Andrea Gallone, titolare di uno lido a Pescoluse. La vittima dell’aggressione venne colpita alla testa con un crick, mentre cercava di fare da paciere durante una lite scoppiata all’esterno di una discoteca di Maglie, nel Leccese, riportando gravissimi danni permanenti, tali da ridurgli del 67% le capacità lavorative. Lo scorso marzo, la Corte d’Appello di Lecce (presidente Vincenzo Scardia) aveva confermato la condanna a 15 anni di reclusione nei confronti di Preite, finora a piede libero, accusato di tentato omicidio aggravato dai futili motivi. Gli stessi giudici avevano confermato anche la condanna a 4 mesi di reclusione per uno dei suoi presunti fiancheggiatori (altri due sono stati assolti, mentre altri cinque sono stati condannati in abbreviato).

La vile aggressione ai danni dell’imprenditore balneare, 38 anni, di Martano, risale alla notte del 2 aprile 2012. Uscito dalla discoteca con moglie e parenti, incrociò due ragazzi che stavano litigando, circondati da altri giovani. Così, temendo che potessero danneggiare la sua vettura, parcheggiata a poca distanza, si frappose tra i due litiganti. Preite, stando all’Accusa, però, non gradì quell’intromissione e, recuperato il crick dall’auto, sorprese l’imprenditore alle spalle e lo colpì in testa. Quindi si dileguò insieme ai complici. Rimasta per terra con una profonda ferita in testa, la vittima finì in coma, salvo poi svegliarsi ed essere sottoposta ad un delicato intervento chirurgico, subendo – come detto – lesioni permanenti. Preite e gli altri furono individuati dai carabinieri alcuni mesi. Per il primo, dopo il “sigillo” della Cassazione, è arrivato ora il tempo di scontare la condanna in carcere.