Ormeggi sequestrati e sei indagati. Irrompe la Procura nel caso dei pontili galleggianti. Lo fa con un sequestro preventivo che congela la struttura e che formalizza le accuse nei confronti del sindaco Pierpaolo Cariddi, di quattro assessori e di un dirigente comunale. Rispondono di occupazione abusiva del demanio marittimo per non aver smontato i pontili prospicienti il “bastione dei Pelasgi”. I militari della Guardia costiera hanno eseguito il provvedimento ieri pomeriggio.

La vicenda, prima di giungere all’attenzione della Procura (il procedimento penale è stato aperto nel 2018), ha attraversato le aule della giustizia amministrativa fra Tar e Consiglio di Stato. Tutto ruota attorno al mancato smontaggio e alla rimozione dei pontili, opera fortemente voluta dall’amministrazione comunale. I pontili galleggianti erano stati autorizzati ma con una prescrizione: al termine della stagione estiva si sarebbero dovuti smontare, per «mitigare l’impatto paesaggistico e restituire l’integrità panoramica, nonché consentire interventi di manutenzione». Il parere della Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Puglia è del 29 novembre 2010. Ed è qui che comincia il braccio di ferro. Il Comune non ci sta a smontare adducendo «serie difficoltà di ordine tecnico e finanziario che avrebbero reso inopportuna l’operazione». L’istanza del Comune viene respinta dalla Soprintendenza che ribadisce la «stagionalità» dei pontili galleggianti. Il Tar dà ragione all’amministratore, ma il Consiglio di Stato rovescia l’esito sottolineando che «l’opera stabile che intende mantenere il Comune non ha più i requisiti di reversibilità e stagionalità, sicché il suo mantenimento comporta l’alterazione permanente dell’integrità visiva e della cornice ambientale dei beni tutelati».

Il Comune, però, continua la battaglia. E (siamo nel 2018) indice una conferenza dei servizi per il mantenimento dei pontili. Ma anche dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri arriva un «no» al mantenimento dei pontili, confermando la posizione della Soprintendenza. Alla fine il Consiglio di Stato conferma la legittimità e la correttezza dell’ordine di rimozione dei pontili emesso da Soprintendenza. Arrivano le diffide dell’Ufficio circondariale marittimo di Otranto e dell’Avvocatura. Il Comune ci riprova con un’ulteriore conferenza dei servizi. Elabora un progetto per abbassare l’altezza dei pontili, ma la Soprintendenza è irremovibile e chiarisce: «Il ripristino della liceità dello stato dei luoghi attraverso lo smontaggio dei pontili galleggianti imposto nei legittimi titoli autorizzativi rappresenta condizione ineludibile per la procedibilità della valutazione di qualunque progetto».

Sullo sfondo del braccio di ferro, la Procura individua un’occupazione arbitraria dell’area demaniale e rileva il fatto che il Comune non ha mai ottemperato, nonostante le diffide ricevute, alla rimozione delle strutture che «continuano ad insistere sullo specchio acqueo anche in periodo invernale in aperto spregio alle prescrizioni poste in seno in seno all’Autorizzazione Paesaggistica».