Fa scatenare, è travolgente, giovane ed eclettica: la Taranta morde più forte che mai con le mille sfumature in cui la dipinge Raphael Gualazzi che firma la ventesima edizione del Concertone delineando un nuovo futuro per la musica popolare salentina.

E non si sono fatti pregare i duecentomila pizzicati, in prevalenza sotto i 30 anni, che hanno ballato senza farsi scoraggiare dalla paura di attentati né dalle stringenti misure di sicurezza. Uno spettacolo “unico” a cominciare dalla calda voce jazz di Gregory Porter, due premi Grammy all’attivo.

A scaldare l’anima e a far riflettere ci ha pensato poi la ‘Preghiera delle madri’ dell’israeliana Yael Deckelbaum. Ma il ritmo frenetico del tamburello, sostenuto dall’esperienza dell’instancabile Orchestra popolare, resta la colonna portante della musica che ipnotizza senza paura di dialogare con mondi lontani.

I talenti si sono alternati senza sosta e senza risparmiarsi: il chitarrista di David Bowie, Gerry Leonard; il sassofonista dei Rolling Stones, Tim Ries; e il percussionista cubano Pedrito Martinez hanno dato man forte alle ‘visioni sonore’ del maestro concertatore. Fa lo stesso la cantante statunitense Suzanne Vega, a suo agio sia col dialetto salentino sia con la versione ‘pizzicata’ della sua celebre ‘Luka’.

Poi, il microfono passa ai salentini Boomdabash, con una potente ‘Acqua de la funtana’ con il compito di sprigionare ancora quell’energia che prende vita tra le luminarie, scenografia di uno show che dura più di cinque ore.