“La legge sulla bruciatura delle stoppie approvata in Consiglio regionale dopo intensa discussione – dice il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, ringraziando gli Assessori alla Protezione Civile e all’Agricoltura, Nunziante e Di Gioia, il presidente Pentassuglia e i consiglieri tutti della IV Commissione – consentirà la tradizionale pratica in ogni periodo dell’anno, attraverso una comunicazione preventiva che si è ridotta ai due giorni che precedono le operazioni di bruciatura e un controllo adeguato. Abbiamo sostenuto per 4 mesi con vigore le ragioni del mondo agricolo, pur comprendendo e condividendo le legittime preoccupazione rispetto agli incendi boschivi e oggi diamo atto della sensibilità dimostrata soprattutto verso le aree a vocazione cerealicola, dove gli agricoltori vivono un momento congiunturale drammatico a causa dei bassi prezzi di vendita del grano. Ciò consentirà di ridurre drasticamente le lavorazioni aggiuntive nei due sistemi produttivi regionali in cui è eseguita una oculata gestione del “pirocontrollo”, il ringrano e le colture intercalari”.
“Le minori lavorazioni avranno un impatto positivo sull’ambiente – aggiunge il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – perché contribuiranno a ridurre l’emissione di 2 milioni di chilogrammi di CO2 nell’atmosfera. La tecnica della bruciatura delle stoppie non solo non toglie fertilità al terreno, come dimostrato da numerose pubblicazioni scientifiche, ma risulta pressoché indispensabile alla preparazione dei terreni e a garantire la monosuccessione dei cereali in tali aree. Inoltre, è molto valida sul piano della eliminazione di patogeni ed infestanti in genere, anche e soprattutto per l’agricoltura biologica”.
La pratica del ringrano è utilizzata nelle aree interne non irrigue, difficili e marginali e dove il frumento (o le graminacee in genere) rappresenta, al momento, l’unica coltivazione effettuabile – secondo Coldiretti Puglia – ed in grado di fornire reddito all’impresa agricola. Sul piano agronomico, in zone che da un punto di vista agro-ecologico vengono definite caldo-aride, la tecnica ha la funzione, quasi indispensabile, di consentire una migliore tenuta “in tempera” dei terreni, onde facilitare le lavorazioni e la successiva utilizzazione agronomica del suolo per una nuova coltura agraria.
Le colture intercalari (o ripetute) vengono, invece, praticate nelle aree irrigue dove, dopo la raccolta del grano (entro giugno) quale coltura principale, si procede all’eliminazione dei residui colturali (stoppie) e alla successiva introduzione di una coltura ortiva in pieno campo (es. broccolo, cavolo, ecc…), intercalare appunto, prima della semina di una nuova coltura principale, con un positivo ritorno in termini di giornate lavorative e di reddito per il comparto e con evidenti miglioramenti delle caratteristiche chimico-fisiche-biologiche del terreno.
Di contro, le tecniche alternative al pirocontrollo per eseguire una coltura intercalare – conclude Coldiretti Puglia – rischiano di essere più impattanti sul piano ecologico e ambientale, peraltro con maggiori costi di produzione in capo alle imprese e alle aziende agricole.