Proseguono le attività di controllo da parte dei Carabinieri Forestali nel territorio leccese, dove da tempo è in corso una vasta operazione di contrasto agli abusi nel settore delle attività estrattive e della gestione dei rifiuti. Nelle scorse ore, è stato eseguito un nuovo sequestro preventivo: stavolta i sigilli sono stati apposti a un’area di circa 20 ettari, utilizzata per l’estrazione di materiale lapideo nella zona di contrada Santa Lucia, al confine tra Lecce, Surbo e Trepuzzi.
Il provvedimento arriva nell’ambito dell’operazione denominata “Stone Waste”, già avviata nei mesi scorsi e che aveva portato, lo scorso febbraio, a un primo sequestro di una parte della stessa cava. Le indagini condotte dai militari del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Agroalimentare (NIPAAF) e del Nucleo Forestale di Lecce hanno messo in luce numerose irregolarità.
Tra queste, spicca il fatto che l’azienda titolare del sito avrebbe continuato l’attività estrattiva nonostante l’autorizzazione fosse stata revocata dalla Regione Puglia nel 2018, con relativo ordine di sospensione. In pratica, la cava risultava in funzione senza i permessi necessari, violando non solo le norme ambientali, ma anche quelle urbanistiche e sulla sicurezza sul lavoro.
Non è tutto. I fronti di cava, secondo quanto rilevato dai Carabinieri, sarebbero stati scavati oltre i limiti di sicurezza previsti, superando i 10 metri di distanza dai confini delle particelle catastali. In alcuni punti mancava anche la recinzione obbligatoria, prevista per proteggere l’area e le persone. Inoltre, è stata individuata la presenza di circa 50 metri cubi di rifiuti abbandonati, in gran parte costituiti da scarti della lavorazione della pietra: una vera e propria discarica non autorizzata.
Già a febbraio, il titolare della cava era stato denunciato alla Procura di Lecce per reati legati alla gestione illecita dei rifiuti e all’esercizio abusivo di discarica, secondo quanto previsto dal Testo Unico Ambientale (D.Lgs. 152/2006). Ora, con questo nuovo sequestro, il giudice per le indagini preliminari ha voluto estendere il provvedimento a una porzione ancora più vasta del sito estrattivo, alla luce delle nuove violazioni accertate.
Oltre alle irregolarità ambientali, infatti, sono emerse anche inadempienze legate alla sicurezza sul lavoro, alla mancanza di permessi edilizi e al non rispetto delle norme sulla stabilità dei fronti di cava, stabilite dal regolamento minerario.
L’intervento dei Carabinieri Forestali rappresenta un ulteriore passo nella tutela del territorio e della salute pubblica, in un settore che richiede grande attenzione per l’impatto che può avere sull’ambiente e sulle comunità locali.