Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al giudice Giovanni Gallo i due ex amministratori del Comune di Lecce, Luca Pasqualini, e Attilio Monosi, entrambi agli arresti domiciliari nell’inchiesta sull’assegnazione degli alloggi popolari nel capoluogo salentino. Luca Pasquali, ex addetto all’Ufficio Casa ed ex assessore alla Mobilità nella giunta di centrodestra guidata dal sindaco Paolo Perrone, si è dimesso dalla carica di consigliere comunale, presentando al giudice l’atto con il quale rinuncia all’incarico elettivo. Il difensore di Pasqualini, Giuseppe Corleto, ha fatto sapere che il suo assistito è molto turbato e intento a recuperare la serenità famigliare scossa dal suo arresto. L’atto di dimissioni è stato depositato al Protocollo del Comune prima dell’interrogatorio di garanzia.

Pasqualini, insieme a Monosi e al consigliere comunale Antonio Torricelli (centrosinistra), per i pubblici ministeri Roberta Licci e Massimiliano Carducci, devono rispondere di associazione per delinquere dedita alla corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, abuso d’ufficio, corruzione elettorale e falsi in atto pubblico. Luca Pasqualini avrebbe ottenuto prestazioni sessuali da una donna, in almeno due occasioni, in cambio di favori sempre nell’ambito dell’assegnazione delle case popolari. Attilio Monosi, ex assessore al Bilancio ed attuale consigliere comunale, è rimasto in silenzio davanti al giudice, avendo reso ampie deposizioni durante la fase delle indagini. Monosi, secondo l’accusa, sarebbe stato capo, promotore e organizzatore dell’associazione che avrebbe agito con l’intento di attrarre consenso elettorale. Del sistema di illecita gestione degli alloggi di edilizia residenziale, e in particolare delle cosiddette “case parcheggio” del Comune di Lecce, avrebbe fatto parte anche Antonio Torricelli che, difeso dall’avvocato Antonio Covella, si è presentato davanti al giudice respingendo tutte le accuse. Nei giorni scorsi la Guardia di finanza ha notificato una ordinanze di misura cautelare a nove persone tra amministratori pubblici pro tempore e dipendenti del Comune di Lecce, tutti coinvolti nell’inchiesta.