Sono due i gruppi criminali dediti al narcotraffico sgominati da polizia e guardia di finanza nel Leccese. Le forze dell’ordine hanno notificato stamane 35 ordinanze di custodia cautelare (di cui 10 in carcere e due ai domiciliari). Centinaia di migliaia di euro in contanti movimentati dalle organizzazioni che stavano sviluppando non solo un’egemonia territoriale nel traffico degli stupefacenti ma anche un progressivo dominio sotto il profilo economico-finanziario attraverso l’acquisizione nel tempo di una serie di locali pubblici (pub e ristoranti) ed alcuni esercizi commerciali nel territorio salentino, con la connivenza e fattiva collaborazione di un noto commercialista. Le indagini della Direzione distrettuale antimafia hanno permesso di scoprire quindi una pluralità di imprese, sotto forma di cooperative – evidenziano gli investigatori – che risultavano formalmente affidate a soci o a soggetti prestanome ma in realtà erano asservite agli scopi dei gruppi criminali per reinvestire il denaro di provenienza illecita (anche all’estero), e per garantire ai familiari degli associati assunzioni e retribuzioni, per legittimare la provenienza (di facciata) dei guadagni. Ma in realtà nessuna attività lavorativa è stata riscontrata nel corso delle indagini.

Al vertice dei due gruppi criminali sgominati c’erano un 41enne ed un 59enne entrambi pregiudicati e ritenuti affiliati al clan Pepe Briganti gruppo Penza della Sacra Corona Unita. I due, nonostante la latitanza per uno ed il carcere per l’altro, gestivano le operazioni ed i rapporti per il traffico internazionale di droga grazie ad una fitta rete che avrebbe consentito di dare direttive ai componenti del gruppo grazie ad intermediari. I due gruppi si muovevano tra Lecce ed il basso Salento.

Gli inquirenti hanno ricostruito come alle cooperative giungevano, per mano degli affiliati, somme di denaro contante di volta in volta versate sui rispettivi conti correnti societari con cui pagare gli stipendi a mogli o parenti diretti dei detenuti e per il sostentamento di questi ultimi in carcere. Somme di denaro contante venivano anche elargite ad altre imprese compiacenti che, poi, provvedevano ad acquistare autovetture di lusso date in uso agli stessi pregiudicati oppure ai loro familiari. Il commercialista leccese arrestato provvedeva ad amministrare gli interessi economico-finanziari in prima persona, o attraverso teste di legno, per trasferire all’estero ingenti somme di denaro con bonifici in partenza dalle solite società cooperative compiacenti, eludendo le normali procedure di controllo in materia antiriciclaggio.

Le attività investigative hanno avuto origine da una intensa attività di cooperazione internazionale grazie alla quale sono state acquisite una serie di chat tra gli indagati attraverso piattaforme criptate di comunicazione che consentivano lo scambio di messaggi o conversazioni utilizzando criptofonini in grado di cifrare i dati trasmessi ed impedire qualsiasi intercettazione o captazione. Il gruppo aveva rapporti anche con trafficanti di droga calabresi e altri sodalizi criminali operativi in Italia e all’estero (tra cui albanesi e spagnoli). Le due organizzazioni facevano sistematicamente ricorso all’uso della violenza, anche con l’utilizzo di armi e ordigni esplosivi, per imporre il proprio controllo del territorio, nonché per dirimere eventuali conflittualità interne o indirizzare azioni punitive verso coloro che sconfinavano nelle piazze di spaccio controllate dall’associazione. Nel complesso sono 90 gli indagati. A condurre le indagini la squadra mobile della Questura di Lecce ed il GICO della guardia di Finanza. Numerosi e ingenti sono stati i sequestri di sostanze stupefacenti durante le indagini, tra cui circa 45 chili di cocaina a Napoli.