Home Cronaca Covid, focolaio di variante indiana a Lecce: sono 16 i positivi accertati

Covid, focolaio di variante indiana a Lecce: sono 16 i positivi accertati

13 sono nel capoluogo salentino, 3 a Nardò

C’è un focolaio di variante indiana nel Salento. Dopo i due casi confermati nella serata di martedì, ieri il laboratorio del Policlinico di Bari ha stabilito che altre tre persone hanno contratto lo stesso tipo di covid: e seppure le due situazioni non siano tra loro collegate, è ipotizzabile che possa esserci stato l’avvio della catena di trasmissione del virus.

Tanto che in totale i casi sono saliti a 15, di cui 13 a Lecce città e due (ma forse tre) a Nardò. L’indiana è la più recente variante del coronavirus scoperta in tutto il mondo. È molto temuta perché, tra l’altro, si teme che possa in qualche modo resistere agli anticorpi indotti dal vaccino, e dunque possa colpire anche chi si è già vaccinato. Sul punto non ci sono ancora certezze scientifiche ma solo evidenze empiriche.

Il cluster scoperto ieri è riferito ai campioni inviati al Policlinico di Bari, la settimana scorsa, dal Dipartimento di prevenzione di Lecce, che aveva appunto identificato tre casi di infezione in persone di etnia asiatica, immigrati regolari in Italia, a quanto pare rientrati il 15 aprile a Lecce in aereo. Esattamente la stessa cosa accaduta con gli altri due casi identificati dall’Ipzs di Foggia, anche queste persone rientrate dall’India in aereo la scorsa settimana, residenti a Lecce, entrambi negativi al test all’arrivo in Italia e poi positivizzate.

In un caso e nell’altro, le persone contagiate con l’indiana sono in buone condizioni e non corrono pericolo di vita. La Asl di Lecce sta lavorando sul tracciamento dei contatti, particolarmente complicato quando si tratta di immigrati che tendono a non avere un domicilio stabile. Ma alla fine è emerso che il «cluster» di Lecce città è salito a 13 casi perché ci sono 10 loro contatti stretti risultati positivi. Mentre a Nardò è positivo anche il figlio convivente della coppia con variante indiana: non c’è la certezza delle analisi, ma è molto probabile che anche lui sia stato contagiato dallo stesso ceppo.

Nel frattempo il laboratorio di Epidemiologia molecolare del Policlinico di Bari (diretto dalla prof. Maria Chironna) ha isolato una nuova variante «simil-nigeriana»: appartiene alla stessa famiglia della nigeriana ma ha più mutazioni nella proteina spike e in altre porzioni del virus. Il contagio è stato rilevato in una persona di meno di trent’anni, straniera, ricoverata la scorsa settimana al San Paolo con polmonite bilaterale e dimesso la settimana scorsa.

Proprio ieri il bollettino dell’Iss ha certificato che al 15 aprile in Italia è prevalente la variante inglese (al 91,6% dei casi contro l’86,7% del mese precedente). «Mentre la variante inglese è ormai ampiamente predominante – avverte però il rapporto – particolare attenzione va riservata alla variante brasiliana, la cui prevalenza è rimasta pressoché invariata rispetto alle precedenti survey». Al 15 aprile in Italia erano state rilevate 11 varianti nigeriane e una sola indiana, situazione evidentemente in rapida evoluzione.

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