Otto arresti tra Taranto, Bari, Lecce e Napoli per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio e alla ricettazione di diverse auto di alta gamma commerciale attraverso il metodo della “falsa nazionalizzazione”. Denunciate 53 persone, coinvolte, a vario titolo, nei reati di riciclaggio, falsità in atto pubblico, ricettazione e falsa attestazione del privato. E ancora, scoperto un illecito profitto di circa un milione di euro, sequestrate 16 auto di lusso e sequestrati i fascicoli di nazionalizzazione delle vetture presso le Motorizzazioni Civili di Napoli, Palermo e Lecce. E’ l’esito di un’operazione effettuata questa mattina all’alba dalla Polizia Stradale di Taranto (“Ricyclage Rapide” il suo nome) coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica Marzia Castiglia e dal vice questore Nicola Manzari. L’attivita Illegale si esplicava attraverso la reimmatricolazione in Italia delle auto attraverso l’utilizzo di documenti di circolazione estera contraffatti.

L’indagine ha avuto inizio a maggio 2018 a seguito del monitoraggio effettuato sulle pratiche di nazionalizzazione che vengono trattate dal Dipartimento Trasporti Terrestri. E’ stata così scoperta, è stato detto oggi in una conferenza stampa alla Polstrada di Taranto, una organizzazione criminale stabilmente incardinata sul territorio tarantino che si ramificava su tre regioni meridionali: Puglia, Campania e Sicilia. L’indagine, supportata dalle intercettazioni telefoniche e ambientali, ha messo in luce l’esistenza di un gruppo dedito all’illecita ma estremamente redditizia attività di riciclaggio di auto di alto valore commerciale. In particolare, l’associazione a delinquere, capeggiata da due tarantini ed un napoletano, poteva contare su una strutturata organizzazione, della quale facevano parte persone con conoscenze tecniche e professionalità evolute, capaci di manomettere dati sensibili delle vetture di ultima generazione trafugate sul territorio nazionale. Scoperto anche il ruolo di altri complici che avevano il compito di intestare a società locali di rivendita auto alcune delle auto fraudolentemente sottratte a società di noleggio e immatricolate con il metodo delle “falsa nazionalizzazione”.

Un ruolo determinante, afferma la Polstrada, è stato poi svolto dalle agenzie di pratiche automobilistiche delle aree di Taranto, Napoli e Palermo, le quali – è stato detto oggi in conferenza stampa – hanno messo disposizione le proprie competenze tecniche consentendo di nazionalizzare le auto con documenti esteri falsi. Nel corso dell’indagine, uno dei capi del sodalizio criminale si è allontanato rifugiandosi in Germania. I componenti dell’organizzazione facevano infine uso di un linguaggio criptato, con frasi convenzionali, per sviare l’attenzione degli inquirenti. Tra i termini usati e intercettati, c’era anche “fatt u’ fritto” (“fattelo fritto” il significato) quando ci si voleva riferire ai documenti stranieri che non potevano essere esibiti per nazionalizzare un veicolo di provenienza illecita in quanto grossolanamente falsi. E quindi la frase stava ad evidenziare l’inutilità dell’operazione.