Approda anche a Otranto, dopo la presentazione in primavera nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, Genius Loci, nel Teatro dell’Arte, esordio di Roberto Cotroneo nella sua attività di fotografo, intrapresa negli ultimi anni. La mostra è il risultato di un lungo lavoro, sul rapporto tra pubblico e arte, tra opere e immagini fotografiche.
Nei suggestivi ambienti del Castello Aragonese di Otranto la mostra di Cotroneo è organizzata dal Comune di Otranto e Civita Mostre.
Roberto Cotroneo è scrittore e saggista, autore tra gli altri di un romanzo “Otranto” e di una raccolta di poesie “I demoni di Otranto” dedicati alla città salentina. Cotroneo ha, da alcuni anni, affiancato il suo lavoro di scrittura con quello della fotografia, e per più di tre anni ha osservato e fotografato il pubblico negli spazi espositivi, ovvero nei loro movimenti, nelle posture, nelle espressioni, nella capacità di attraversare gli spazi, le soglie, i luoghi.
Pensiamo sempre agli spazi espositivi come a dei luoghi perfetti, dove quello che conta sono le opere esposte. Le opere fanno i musei: i capolavori artistici li abitano e li rendono quello che sono. In realtà gli spazi espositivi sono luoghi abitati da persone, visitatori, e in molti casi masse di gente che si muovono, che si fermano, che guardano, che meditano, che vanno e vengono, e disegnano percorsi, raccontano una loro storia, contribuiscono a rendere l’esposizione dell’arte qualcosa di mobile, di duttile, di sempre diverso. Per dirla tutta, nessun museo o galleria d’arte è pensabile senza un pubblico.
L’esposizione, che è stata presentata in primavera nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Le fotografie esposte conducono il visitatore in una sorta di teatro, in una scena dove gli attori entrano sul palcoscenico dell’arte, o si preparano a farlo. Le sale di un museo d’arte prevedono un pubblico che guarda le opere, ma non un pubblico che osserva un pubblico. Eppure tra le prime cose di cui si deve prendere atto, e che è l’origine di questo lavoro, è che nel teatro dell’arte, la scena non è quella dell’opera ma del pubblico.